L’Inchiesta Archimede ed il sistema fraudolento della depurazione

CGIL Pollino Sibaritide Tirreno

Né la CGIL né i residenti dell’Alto Tirreno cosentino hanno mai creduto che l’inquinamento di tratti importanti delle nostre coste possa essere sempre ricondotto a naturali “fluorescenze algali” o che i controlli a campione delle acque rispondano sempre alla reale condizione con cui i bagnanti costretti a fare i conti. Da anni si vive la preoccupazione che il sistema della depurazione, a tutt’oggi, non risponda ovunque al rispetto delle normative e che tutte le acque reflue, dall’entroterra alla costa, non vengano correttamente trattate negli impianti di depurazione e da dove fatte fluire nelle reti ufficiali prima di arrivare in mare.

Le 362 pagine da cui scaturisce l’ordinanza applicativa delle 17 misure cautelari verso imprenditori, amministratori e tecnici, danno concretezza alle nostre e alle tante preoccupazioni del territorio. In quelle pagine si tratteggia un compendio di presunte violazioni, abusi e frodi riguardanti il sistema della depurazione che i Comuni interessati e le autorità preposte sembrerebbero dimostratesi inadeguate a governare e controllare.

L’inchiesta “Archimede” avviata dalla Procura di Paola svela inoltre quanto le potenzialità di crescita dell’Alto Tirreno siano reiteratamente compromesse dalla frequenza di condotte amministrative illecite.

Per la portata dei reati che si ipotizzano l’inchiesta non riguarda dunque solo il destino dei singoli indagati che, se ne avranno gli elementi, giustificheranno la loro condotta, ma riguarda la lettura del funzionamento delle amministrazioni locali e dei processi economici, sociali, occupazionali ed ambientali di un pezzo importante di Calabria su cui pesa anche l’assenza di politiche programmatorie e di controllo, locali e regionali, nella gestione e nel governo del sistema della depurazione, così pure dei rifiuti e delle acque.

Ogni servizio della pubblica amministrazione che muove risorse pubbliche non può continuare ad essere utilizzato per movimentare affari privati, nutrire il consenso, attrarre interessi illeciti, destabilizzare l’occupazione, deturpare gli ecosistemi, abbassare la qualità dei servizi o scaricare i costi delle inefficienze sui contribuenti. La gestione fraudolenta dei servizi pubblici produce effetti devastanti che hanno ricaduta collettiva per la fiducia e la trasparenza a cui deve saper rispondere sempre l’azione della pubblica amministrazione, per il lavoro, per la tutela ambientale, per la qualità della vita dei cittadini, per il sistema sano e competitivo d’impresa.

L’inchiesta “Archimede”, frutto delle circostanziate indagini condotte dalla Compagnia dei Carabinieri di Scalea, somma alle altre indagini, un ulteriore pezzo di sistema corroborato di gestione illegittima della cosa pubblica che coinvolge Comuni importanti dell’Alto Tirreno. Inquietante che dal 2007, senza soluzione di continuità, e grazie a presunte compiacenze tecnico-amministrative, a Diamante ad esempio, risulterebbe impiegato il metodo dell’affidamento diretto sotto soglia verso la stessa impresa per i servizi di manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto consortile di depurazione.

Altrettanto inquietante l’elenco degli indizi di colpevolezza a carico dei 17 indagati e le ipotesi di reato che lasciano intravedere della spregiudicatezza di uso delle casse pubbliche al servizio di imprenditori fidelizzati a figure della pubblica amministrazione dentro procedimenti amministrativi di affidamento del contraente e di gestione del servizio di depurazione, trattamento e smaltimento delle acque reflue e dei fanghi residui al di fuori di ogni regola.

La CGIL, per le preoccupazioni non tutte fugate, auspica che il livello di controllo e di indagini volte a perseguire reati ambientali e della pubblica amministrazione vengano mantenute sempre alte affinché vengano estirpate e rimosse eventuali ulteriori criticità e distorsioni.

La Cgil, nel ribadire la piena fiducia all’azione della Magistratura e all’attività di intelligence delle forze investigative che vanno sempre più rafforzate e sostenute, nel riservarsi di valutare nell’iter processuale i presupposti della costituzione di parte civile, sollecita l’avvio di una Conferenza territoriale dei servizi (depurazione, rifiuti, reti idriche) aperta alla rappresentanza delle parti sociali e chiede, dentro un percorso concertativo, che Comuni e Regione si attrezzino di una proposta concreta ed efficace per far sì che risorse comunitarie ordinarie e del PNRR vengano destinate, potendo farlo, per un vero programma di interventi utile a realizzare un efficiente sistema integrato di depurazione e collegamento fognario e di rete idrica in tutto il territorio.

Ciò a salvaguardia del patrimonio ambientale della nostra terra, a tutela della risorsa del mare, per dare dignità alle comunità del territorio e per dotarsi delle infrastrutture che servono realmente per assolvere alle esigenze primarie di servizi. Non si pensi a ponti sul mare ma a come preservare il mare quale risorsa fra le più preziose e uniche della nostra regione.

Giuseppe Guido, segretario generale CGIL Pollino Sibaritide Tirreno

Mimma Iannello, responsabile di Area Tirreno

 

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