IPOTESI DI PIATTAFORMA PER IL RINNOVO DEL BIENNIO ECONOMICO 2010-2011 metalmeccanici FIOM

IPOTESI DI PIATTAFORMA

PER IL RINNOVO DEL BIENNIO ECONOMICO 2010-2011

 

In applicazione del Contratto collettivo nazionale di lavoro, in vigore fino a tutto il 31/12/2011 per la parte normativa e in scadenza per la

sola parte economica dal 31/12/2009, siamo a richiedere, per il rinnovo del biennio economico 2010-2011, un aumento dei minimi tabellari

contrattuali per tutte le lavoratrici ed i lavoratori nella misura di 130 euro mensili, parametrati come da tabella, a titolo di salvaguardia

e valorizzazione reale del potere d’acquisto delle retribuzioni, a decorrere dall’1/1/2010.

Si richiede che di tale aumento:

– sia concordata l’erogazione in tutti i casi in cui le lavoratrici e i lavoratori siano coinvolti dalla cassa integrazione, quale necessaria

integrazione del trattamento economico;

– sia concordata la possibilità di detassazione, richiedendo congiuntamente

al Governo un apposito provvedimento, nell’ambito,

nei limiti e con le modalità previste dalla Legge 28 gennaio 2009,

n. 2, «…recante misure urgenti per il sostegno alle famiglie, lavoro,

occupazione, impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il

quadro strategico nazionale»;

– sia considerato non assorbibile e pertanto erogato a tutte le lavoratrici

e i lavoratori metalmeccanici.

Si richiede l’aggiornamento del valore punto ai fini degli incrementi retributivi dei futuri rinnovi contrattuali, e l’incremento della indennità

quadri nella misura del 6,9%.

Si richiede di elevare il valore dell’elemento perequativo nella misura di 35 euro mensili per 13 mensilità (455 euro annui), erogandolo a

concorrenza alle lavoratrici e ai lavoratori non coinvolti dalla contrattazione collettiva aziendale. Si richiede, inoltre, di concordare la completa

detassazione dell’elemento perequativo nell’ambito delle normative legislative in vigore, precedentemente richiamate, e l’erogazione

di tale istituto alle lavoratrici e ai lavoratori anche nel caso di un loro coinvolgimento in periodi di cassa integrazione.

Si richiede che il contributo al fondo di previdenza complementare a carico dell’impresa sia in ogni caso versato anche nei periodi in cui

la lavoratrice o il lavoratore aderente al fondo sia coinvolto da periodi di cassa integrazione.

BLOCCO DEI LICENZIAMENTI PER LA DIFESA DELL’OCCUPAZIONE

Per la vigenza del Contratto collettivo nazionale di lavoro si richiede il blocco dei licenziamenti per tutte le tipologie di lavoro e il conseguente

impegno delle parti a prevedere il ricorso all’insieme degli ammortizzatori sociali in alternativa al licenziamento.

Al fine di salvaguardare l’occupazione, difendere, qualificare e innovare profondamente il sistema industriale del nostro paese, di cui la

nostra categoria è parte fondamentale, si richiede di concordare un piano straordinario di formazione professionale e per la sicurezza sul

lavoro.

Ciò significa concordare linee guida che permettono l’attivazione condivisa di specifici piani di formazione, sia a livello aziendale, sia di

comparto, che territoriale. A tal fine vanno utilizzate anche eventuali risorse legislativamente previste, comprese quelle dei fondi interprofessionali,

in applicazione e integrazione delle normative previste dal Contratto collettivo nazionale in vigore.

Tutto ciò anche al fine di sostenere il reddito di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori in cassa integrazione e comunque coinvolti in processi

di riorganizzazione, ristrutturazione e/o crisi aziendale.

Si richiede di prevedere una quota volontaria di contribuzione contrattuale per le lavoratrici e i lavoratori non iscritti ad alcun sindacato

attraverso le modalità della delega positiva.

PERCORSO DI APPROVAZIONE DELL’IPOTESI DI PIATTAFORMA PER IL RINNOVO DEL BIENNIO ECONOMICO 2010-2011

La piattaforma sarà come sempre sottoposta al voto vincolante attraverso il referendum fra tutte le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici,

iscritti e non iscritti.

Pertanto nel mese di luglio saranno svolte le assemblee in tutti i luoghi di lavoro. A tal fine la Fiom intende esercitare il diritto a convocare

assemblee retribuite per il massimo coinvolgimento di tutti i dipendenti.

Considerando l’estesa presenza di lavoratrici e lavoratori in cassa integrazione o con contratti a termine interrotti, vanno previste assemblee

e modalità di voto territoriali. In questo caso per partecipare al referendum si dovrà certificare l’azienda di riferimento e la propria

condizione di lavoratore metalmeccanico.

Il referendum avrà termine mercoledì 29 luglio con la raccolta dei dati a livello nazionale.

Roma, 30 giugno 2009

RICHIESTA DI AUMENTO MENSILE PER IL BIENNIO 2010-2011

Livello Parametro Aumento mensile in euro

1° 100 110,00

2° 100 110,00

3° 118 130,00

4° 118 130,00

5° 118 130,00

5°s 131 144,00

6° 140 154,00

7° 154 170,00

documenti e materiali su www.fiom.cgil.it

PERCHÉ LE PIATTAFORME SEPARATE

Ancora una volta, purtroppo, per i metalmeccanici ci sono piattaforme separate

per i rinnovi contrattuali. La responsabilità è unicamente dei sindacati

che, prima il 22 gennaio e poi il 15 aprile, hanno sottoscritto con il Governo e

con la Confindustria un accordo separato che stravolge e peggiora tutte le

regole e i diritti del contratto nazionale.

FIM E UILM DISDETTANO IL CONTRATTO NAZIONALE IN VIGORE

Obbedendo a questo accordo, che non è stato né discusso né votato dalle lavoratrici

e dai lavoratori metalmeccanici e da tutti i lavoratori italiani, la Fim e la

Uilm hanno deciso di rompere l’accordo unitario con il quale si erano rinnovati

gli ultimi due contratti nazionali e di presentare una propria piattaforma,

arrivando addirittura ad annunciare la disdetta della parte normativa del

Contratto nazionale che invece è in vigore fino a tutto il 31/12/2011.

Tale annuncio di disdetta fatto da Fim e Uilm non solo presenta diversi caratteri

di illegittimità, in quanto tra i firmatari del Contratto nazionale in vigore c’è anche

la Fiom-Cgil e noi non abbiamo nessuna intenzione di aderire alla disdetta, ma

rende anche evidente che Fim e Uilm sono animate da una logica «proprietaria

» del contratto nazionale di lavoro, che è invece, innanzitutto, un diritto

delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici che nel 2007/2008 lo hanno

prima conquistato con decine di ore di sciopero e poi approvato tramite un

democratico e partecipato referendum.

FIM E UILM HANNO RESPINTO LA PROPOSTA UNITARIA DELLA FIOM

La Fiom aveva proposto di procedere unitariamente al rinnovo del prossimo

biennio salariale, come previsto dal contratto nazionale e firmato unitariamente

nel gennaio 2008, ma la Fim e la Uilm hanno respinto tale proposta,

scegliendo di andare da subito al rinnovo sia della parte salariale sia della

parte normativa dell’intero contratto nazionale.

FIM E UILM: UNA PIATTAFORMA SEPARATA, A PERDERE PER I LAVORATORI

Applicando così regole sulle quali nulla hanno potuto dire le lavoratrici e i

lavoratori metalmeccanici, la Fim e la Uilm hanno deciso di:

– chiedere un aumento di 113 euro al 5° livello scaglionati su 3 anni quando

con l’ultimo accordo erano stati ottenuti 127 euro su 2 anni e mezzo.

È la richiesta più bassa della storia dei metalmeccanici da quando c’è l’euro;

– applicare le nuove regole dell’accordo separato che peggiorano tutta la normativa

esistente. In particolare sul salario aziendale, che viene reso ancora

più incerto e flessibile, sulle condizioni di lavoro e sugli orari, che possono

essere peggiorati, sul ruolo delle Rsu, che sarà sempre più ridotto, sulle stesse

libertà dei lavoratori, che saranno ridimensionate dall’arbitrato e da altre

forme di controllo autoritario;

– affermare per la prima volta il principio della deroga al contratto nazionale, fabbrica

per fabbrica, territorio per territorio, in ragione delle esigenze e delle condizioni

produttive e di mercato delle aziende. Questo significa che il salario e i diritti

del contratto nazionale saranno sottoposti ovunque al ricatto delle aziende;

– cambiare la stessa natura e funzione del sindacato con l’istituzione di enti

bilaterali ai quali devolvere diritti e funzioni del contratto, della legge, dello

Stato sociale.

Con questa loro piattaforma la Fim e la Uilm hanno quindi accettato di subire

l’imposizione della Confindustria e della Federmeccanica, che vogliono drasticamente

ridurre il ruolo del contratto nazionale e di tutta la contrattazione riducendo

il salario e rendendo sempre più incerti i diritti. Questo nell’ambito di una

scelta che punta a far pagare ai lavoratori tutti i costi della crisi, sia sul piano

contrattuale, sia su quello sociale, con l’attacco alle pensioni, alla sanità, allo

Stato sociale. La Fiom, che non ha sottoscritto e non condivide il sistema di

regole che la Confindustria vuole imporre, ha pertanto deciso di presentare una

propria piattaforma.

LA PIATTAFORMA DELLA FIOM

La Piattaforma della Fiom prima di tutto afferma il principio che non si può

cambiare o addirittura stravolgere il contratto nazionale mentre è ancora in

vigore. Nell’accordo firmato nel gennaio 2008 tutti si sono impegnati a far

valere quel contratto nazionale, in particolare per i diritti e le parti normative,

fino alla fine del 2011. Peggiorare in corso d’opera i diritti e i poteri dei lavoratori

è ingiusto se non illegale. Per questo la Fiom rivendica la continuità del

contratto nazionale in vigore e presenta la piattaforma per il rinnovo del biennio

salariale 2010/2011, come da accordi sottoscritti da tutti.

La Piattaforma della Fiom ha lo scopo di:

– difendere il potere d’acquisto dei lavoratori in continuità e nel miglioramento

di quanto sottoscritto unitariamente negli ultimi due rinnovi contrattuali. In

particolare la Fiom considera inaccettabile quanto previsto dall’accordo separato

del 15 aprile 2009 e cioè che gli aumenti dei contratti nazionali non possono

tenere conto dei costi dell’aumento della benzina, dell’energia elettrica e di

tutti i beni energetici importati e si debbono svolgere unicamente sulla base di

un’inflazione programmata triennale decisa da un istituto di ricerca (Isae). È

anche inaccettabile la riduzione della base di calcolo su cui effettuare gli

aumenti. Per tutte queste ragioni e sulla base delle reali condizioni delle lavoratrici

e dei lavoratori metalmeccanici, i cui salari sono i più bassi d’Europa, la

Fiom presenta una richiesta salariale leggermente superiore a quanto ottenuto

nell’ultimo rinnovo contrattuale;

– affermare il principio che gli aumenti dei salari che si realizzano nei contratti

nazionali devono andare integralmente anche a tutte le lavoratrici e i lavoratori

che durante il prossimo biennio, a causa della crisi, saranno coinvolti

dalla Cassa integrazione;

– affermare il principio della detassazione degli aumenti salariali nazionali, che

prendono tutte e tutti, e non solo dei salari aziendali, che vanno a una parte. Il

sistema fiscale italiano è profondamente ingiusto perché gran parte delle tasse

gravano sulle buste paga e sulle pensioni, per questo detassare gli aumenti dei

contratti nazionali è solo il primo passo verso la giustizia fiscale;

– difendere l’occupazione dicendo no alla chiusura delle aziende e con l’impegno

chiesto alla Federmeccanica di bloccare i licenziamenti sia per i lavoratori a

tempo indeterminato che per quelli precari, per tutta la durata del contratto.

La Fiom ritiene che sia profondamente sbagliato indebolire la funzione del

Contratto nazionale, che tutela tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori indipendentemente

dalla dimensione delle aziende, dalla forza sindacale, dalla collocazione

territoriale. La scelta della Confindustria e della Federmeccanica di

colpire il salario e i diritti del contratto nazionale per ottenere uno scambio tra

salario e produttività vantaggioso per le imprese e dannoso per il lavoratori è

assolutamente ingiusta e miope. La crisi attuale infatti è anche dovuta ai bassi

salari, alla mancanza di investimenti, alla carenza di innovazione e di qualità

nei prodotti e nell’organizzazione del lavoro. Non è con la competizione al

ribasso sui salari e sui diritti che l’Italia uscirà dalla crisi, non è distruggendo

lo Stato sociale, riducendo le pensioni e la sanità pubblica che si devono trovare

le risorse per finanziare la ripresa.

Per questo la strada scelta dalla Fiom di difendere il salario e l’occupazione a

partire dal contratto nazionale non solo è più giusta ma è anche l’unica che in

prospettiva può rafforzare il sistema industriale e la sua capacità di reggere la

competizione facendo riferimento ai paesi più avanzati.

La piattaforma della Fiom si rivolge anche al Governo perché considera che le

misure sinora prese di fronte alla crisi sono largamente insufficienti e inadeguate.

Occorre un vero sostegno di politica industriale agli investimenti e alla

tenuta della struttura industriale. Occorre un chiaro impegno del Governo

contro la chiusura delle fabbriche e contro i licenziamenti, in particolare dei

precari. Occorre una politica fiscale che riduca le tasse sulla busta paga, sulla

cassa integrazione e sulle pensioni e che colpisca davvero l’evasione fiscale e

contributiva. Occorre difendere e ampliare le tutele e i diritti dello Stato sociale

e considerarli una risorsa per tutto il paese e non un costo da ridurre per

finanziare le aziende.

Il rinnovo del contratto dei metalmeccanici è sempre stato un momento

importante all’economia del paese. La Fiom intende per questo affermare che

le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici debbono ottenere un primo riconoscimento

al valore e all’importanza del loro lavoro.

LA DEMOCRAZIA SINDACALE

Le piattaforme separate, ancora una volta, ripropongono la questione centrale

della democrazia sindacale. L’accordo separato sul sistema contrattuale,

che tanti danni ha già cominciato a fare prima ancora di essere in vigore, non

è stato sottoposto ad alcuna votazione democratica tra tutti i lavoratori italiani.

Ora Fim e Uilm sostengono che sottoporranno la loro piattaforma al voto

dei propri iscritti. Ma questi rappresentano meno del 20% di tutti i lavoratori

metalmeccanici. E tutti gli altri quando potranno decidere? Non è accettabile

che si stabilisca un sistema in cui l’accordo è legittimo solo perché la controparte

aziendale ha deciso sulla base della propria esclusiva convenienza. Non

è accettabile che accordi tra aziende e sindacati di minoranza vengano poi

imposti a tutti. Con questo modo di procedere sono i lavoratori i primi a essere

danneggiati perché è chiaro che saranno le aziende soltanto a poter scegliere

con chi fare accordi. E sceglieranno sulla base del massimo vantaggio

delle aziende e del minimo risultato per i lavoratori.

Senza democrazia sindacale tra le organizzazioni sindacali si apre la concorrenza

al ribasso tra chi offre alle aziende il contratto per esse (e non per i lavoratori)

più favorevole.

Per questo la Fiom ribadisce la sua scelta rigorosa a favore della democrazia

sindacale. Il che vuol dire che tutte le piattaforme e tutti gli accordi devono

essere sottoposti al referendum di tutti i lavoratori interessati, senza distinzione

di tessere sindacali. La Fiom si è sempre impegnata a sottoporre le proprie

posizioni al voto dei lavoratori e ad accettare il risultato quale che esso sia. La

Fiom chiede formalmente alle altre organizzazioni sindacali di accettare lo

stesso fondamentale principio democratico.

Per difendere il ruolo e il valore del contratto nazionale e per affermare il principio

della democrazia sindacale, la Fiom ha deciso di non accettare il diktat

della Confindustria e della Federmeccanica sulle regole della contrattazione

e di presentare una piattaforma sulla base del contratto sottoscritto in vigore

e degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori.

In ogni caso, questa Piattaforma sarà sottoposta al referendum di tutte le

lavoratrici e di tutti i lavoratori metalmeccanici e a questo vincolo democratico

la Fiom si sottoporrà autonomamente. Per tutte queste ragioni, la Fiom fa

appello a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori, a tutte le Rsu della categoria,

perché ci sia il massimo della partecipazione alla consultazione referendaria,

in modo da affermare, anche per questa via, la necessità di regole chiare di

democrazia che vincolino tutti i comportamenti sindacali.

 

Roma, 30 giugno 2009

documenti e materiali su www.fiom.cgil.it

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